Pollino, natura selvaggia tra due mari

Un pino loricato come simbolo, cavalli al pascolo talvolta vigilato dal volteggiare alto del grifone, paesaggi brulli, selvaggi, quel selvaggio del Mezzogiorno che trova qui il suo significato primordiale. Il Parco nazionale del Pollino spazia dal mar Tirreno allo Jonio, a cavallo di due regioni, la Calabria e la Basilicata, altrimenti storicamente detta Lucania.  

Un’area di circa 192.000 ettari di paesaggi incontaminati, la cui atmosfera è resa perfettamente dall’emblema del parco. Il pino loricato è una conifera contorta, massiccia, tenace, cresce abbarbicato alle rocce assumendo talvolta forme curiose, resistendo alle grandi glaciazioni e agli interventi antropici; un esempio vivente di pianta fossile, rimasta praticamente intatta lungo lo scorrere delle ere geologiche, che vegeta in una terra aspra come lei, inviolata dalla mano dell’uomo, selvaggiamente affascinante.

Il parco fu istituito nel 1993, diventando il parco nazionale italiano più vasto, vasto come il tripudio di emozioni che è in grado di suscitare in chi si trova a solcare uno dei suoi sentieri, infinito come i paesaggi su cui lo sguardo può perdersi da una delle sue vette. Sono inclusi nel parco il Serra Dolcedorme, la cima più alta della Calabria e dell’Appennino meridionale con i suoi 2.267 metri di quota s.l.m., i Monti dell’Orsomarso, massiccio affacciato sulla costa tirrenica ritmato da alture che  raggiungono quasi i 2.000 metri s.l.m. o quasi, come il Cozzo del Pellegrino (1.987 m.) e il Monte La Mula (1.935 m.), è compreso anche il Monte Alpi di Latronico che si erge bruscamente dai territori circostanti, raggiungendo i 1.900 m. s.l.m. con le sue cime gemelle Pizzo Falcone e S. Croce. Versanti che brulicano di wildlife; il lupo è il signore indiscusso fra i predatori che si aggirano fra i boschi, i pascoli, gli altopiani del Pollino, ma state sereni, la paura atavica verso l’uomo, purtroppo, non lo farà aggirare nei vostri dintorni.     

Il Sentiero Italia, la reta escursionistica che collega la penisola con i suoi oltre 7.000 km di percorso trekking, si articola in 31 tappe di pura wilderness in Calabria e in Basilicata, di cui 8 imperdibili per godersi i massicci del Pollino, con punto di partenza da Sant’Agata d’Esaro.  

Una terra da scoprire lungo i sentieri naturalistici che solcano i suoi massicci e spesso con un occhio che spazia oltre mare; una terra da scoprire di castello in castello, di santuario in santuario, e una grotta, quella del Romito, con intermezzi enogastronomici. Salumi, funghi, formaggi, arachidi, confetture, come quelle che faceva la nonna, imbandiscono di genuinità e gustosità le tavole del Pollino e rappresentano degli appuntamenti culinari imperdibili durante un navago in queste terre.

Ecco cosa segnarsi sul taccuino prima di partire per il Parco nazionale del Pollino: il borgo di Morano Calabro, quello di Maierà, il castello di Valsinni, il castello aragonese di Castrovillari, il santuario di Santa Maria di Costantinopoli di Papasidero, il santuario di Santa Maria delle Armi a Cerchiara di Calabria, la grotta del Romito; per quanto riguarda le possibilità trekking in questa zona, tutte! Un paio di scarpe adatte e andare…

Per gustarsi questa terra: Dop Terre di Cosenza, Ferro-China Caterini, formaggio di capra, mandorle pralinate in vari gusti, Crocette di fichi, creme di mandorle, burro di arachidi, torroni con il miele, giurgiulèna un antico dolce tipico della tradizione Arbëreshë con sesamo miele e mandorle, biscotti della Dea Atena di Lagaria, fichi ricoperti di cioccolato, baccalà con peperoni cruschi.

Come dessert? Un bagno nelle vicine località bagnate dal Tirreno o dallo Jonio, come Scalea e Maratea o Policoro, a seconda se piace vedere il sole svegliarsi o sparire all’orizzonte durante il tramonto.

Penna di Benedetta Perissi

La colonna sonora per esplorare questi luoghi?

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