Aspetti geografici. L’area denominata Montagna pistoiese, si trova a nord e nord-ovest di Pistoia, sulla dorsale sud dell’Appennino Tosco-Emiliano e si estende dall’Alpe delle Tre Potenze (1940 mt.) che domina la Val di Luce e parte del comprensorio sciistico dell’Abetone, fino alle pendici orientali di monte La Croce (1318 mt.), nei pressi della Foresta dell’Acquerino. Confina a nord ovest con la provincia di Modena e a nord con quella di Bologna e presenta alcune differenze tra la parte occidentale marcatamente alpestre e quella orientale morfologicamente più dolce, tipicamente appenninica e caratterizzata da rilievi con altitudini non superiori ai 1300 mt., separate dalla valle del Reno.
La parte occidentale comprende due catene montuose: il Corno alle Scale (di 1945 mt.) che si trova nel comune di Lizzano in Belvedere, Bo, il Monte Cimone (2164 mt.) della provincia di Modena, le cime che segnano il confine tra la Toscana e l’Emilia-Romagna del gruppo montuoso Libro Aperto (1937 m), del Monte Caligi (1457 mt.), del valico Foce di Campolino (1840 mt.) e dell’Alpe delle Tre Potenze (1940 m), saldate tra loro dal Passo dell’Abetone (1388 mt.).
44° 33′ 43.776″ N – 9° 30′ 7.684″ E
A ridosso dei crinali vi sono i laghi di origine glaciale Lago Nero e Lago Piatto e il Lago Scaffaiolo della provincia di Modena, dovuto ad azioni di alterazione chimica e fisica e all’azione di neve e venti.
Il Lago Nero si trova a 1730 m.s.l.m. in prossimità delle vette dell’Alpe delle Tre Potenze e deve il suo nome al cupo riflesso che emanano le sue acque che si immettono nel torrente Sestaione, mentre il Lago Piatto è a quota 1823 m s.l.m., posto a sud dell’Alpe delle Tre Potenze, poco distante è situato il Passo di Annibale, così chiamato perché il condottiero cartaginese sarebbe passato da questo luogo nella sua epica avanzata verso Roma. Infine, il Lago Scaffaiolo, posto a un’altitudine di 1775 m.s.l.m vicino alla vetta del Monte Cupolino (1852 mt.), non è popolato da pesci e non vi sono boschi nelle vicinanze.
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La Montagna pistoiese, inoltre, è solcata da fiumi, quali il Reno, che sorge in località Prunetta (Piteglio) dirigendosi verso l’Emilia Romagna dove scorrerà fino alla foce nel mare Adriatico, dalla Lima che nasce dal Passo dell’Abetone e rappresenta il massimo affluente da sinistra del Serchio (Garfagnana), dal torrente Orsigna, importante affluente di sinistra del Reno e dall’affluente del torrente Lima, il Sestaione.

Tali corsi d’acqua formano le vallate dove sono sorti la maggior parte dei borghi e paesi che costellano la zona, rispettivamente danno origine: alla Valle del Reno, la Valle della Lima, la Val d’Orsigna e la Valle del Sestaione.
La storia geologica dell’area fa parte di quella, piuttosto complessa, della catena appenninica settentrionale, che è il risultato della sovrapposizione tettonica di due insiemi paleogeologici diversi: una parte interna ligure-emiliana ed una parte esterna umbro-toscana. L’insieme esterno è formato da uno zoccolo continentale (zoccolo Apulo) formato in gran parte da ofioliti oceaniche, poi traslate da ovest verso est. La formazione geologica dominante su tutto l’Appennino pistoiese è l’arenaria, roccia silicea la cui degradazione dà origine a suoli tendenzialmente acidi; talvolta però, il substrato geologico si arricchisce in maniera rilevante di un altro tipo di roccia: il calcare, anche se non si tratta di veri e propri affioramenti, piuttosto strati di arenaria o argilla a cui si mescolano o si intervallano rocce a matrice calcarea.
La Montagna Pistoiese è situata in una delle zone più fredde dell’Appennino Settentrionale ed è con ogni probabilità la più fredda della Toscana, caratterizzata da un clima con frequenti gelate e minime abbondantemente sotto lo zero nei mesi più freddi, generalmente tra la fine di novembre e la metà di marzo.
Fauna e flora:
La Montagna pistoiese vanta oltre 10000 ettari di foreste, chiamate appunto Foreste Pistoiesi; anticamente identificate con le Foreste di Boscolungo appartenenti al Granducato di Toscana, ad oggi costituiscono il patrimonio agricolo forestale della Regione Toscana e sono gestite dalla Comunità Montana Appennino Pistoiese.
Le principali foreste sono: la Foresta del Teso, che si estende per circa 1900 ettari da Pracchia fino a San Marcello pistoiese, coprendo le montagne che circondano i centri abitati di Maresca ed Orsigna e oscillando tra quote che variano da 795 a 1732 m.s.l.m., la Foresta dell’Abetone con annesso un orto botanico forestale che ospita larici (Larix decidua), betulle (Betula pendula), il pino mugo (Pinus mugo) il raro rododendro (Rhododendronferrugineum), oltre alle specie più comuni della fascia montana e la Foresta dell’Acquerino, estesa per 3146 ettari fra i comuni di Sambuca pistoiese, Pistoia e Montale, comprende una riserva biogenetica che ha lo scopo di conservare e migliorare i boschi di abete odoroso, ovvero la douglasia (Pseudotsuga menziesii), specie esotica utilizzata per la produzione di legname e semi per la vivaistica forestale.
Contraddistinte prevalentemente da un paesaggio montano, regnano boschi d’alto fusto di faggio (Fagus sylvatica) e abete bianco (Abies alba), accompagnati dalla douglasia e da qualche sporadico maggiociondolo (Laburnum alpinum), salicone (Salix caprea) e sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia).
Il sottobosco caratteristico degli ambienti di faggeta comprende la comunissima fragola di bosco (Fragaria vesca), la bugola dai fiori azzurri (Ajuga reptans), i due gerani (Geranium nodosum e G. robertianum), il precoce anemone dei boschi (Anemone nemorosa) e nelle zone più luminose compare il lampone (Rubus idaeus).
Ma è l’abete rosso (Picea abies) a ricoprire il ruolo di maggior interesse: nella Riserva Naturale di Campolino (Abetone) sono presenti residui delle foreste che nel periodo post-glaciale erano diffuse su tutta la dorsale appenninica. Tale area protetta fu istituita nel 1972 proprio per proteggere il raro abete.
L’area in genere presenta una varietà di microambienti e di gradienti altitudinali, che indirettamente determinano microclimi favorevoli all’insediamento di molte specie vegetali, apportando un notevole contributo alla biodiversità della Toscana settentrionale e hanno un’elevata qualità ambientale e rappresentano un ottimo esempio di ciò che si è potuto ottenere dalla selvicoltura applicata nella proprietà forestale pubblica.
La media montagna è costituita da numerosi castagneti da frutto, una volta fondamentali per il sostentamento della popolazione soprattutto grazie alla farina che si ricava dalla castagna, intervallati principalmente da esemplari di roverella (Quercus pubescens) e sui terreni più scoscesi, dal carpino nero (Ostrya carpinifolia). La fauna del territorio è ricca e variegata: tra le specie avifaunistiche compaiono la poco comune averla maggiore (Lanius excubitor), il tordo bottaccio (Turdus philomelos), la ghiandaia (Garrulus glandarius), rapaci come il gheppio comune (Faclo tinnunculus), la poiana (Buteo buteo) e la maestosa aquila reale (Aquila chrysaetos).
Tra i mammiferi vi sono la marmotta (Marmota marmota), l’arvicola rossastra (Clethrionomys giareolus), il ghiro (Myoxus glis), faina (Martes foina), donnola (Mustela nivalis); tra i mammiferi maggiori sono presenti ovviamente cinghiali (Sus scrofa) e caprioli (Capreolus capreolus), il daino (Dama dama), il cervo (Cervus elaphus) e il lupo (Canis lupus), unico predatore di grandi dimensioni.
I laghi e ruscelli che solcano il paesaggio ospitano anche numerose specie di anfibi come il tritone alpestre (Ichthyosaura alpestris) e il tritone crestato (Triturus cristatus) e la rana appenninica (Rana italica) specie endemica dell’Appennino, dalla Liguria fino alla Calabria.
Penna e scatti di Benedetta Perissi
Foto Poiana, Lupo e cover cc photo.
