Un cammino, tre regioni, cinque tappe, tante storie dal passato da ascoltare per lasciarsi trasportare in altre epoche, sulle orme di rocamboleschi personaggi, circondati da panorami dalla natura indomita.
Al confine tra Toscana, Lazio e Umbria, attraverso le colline patrimonio dell’Unesco della Val d’Orcia, i borghi etruschi della Val di Chiana e della Tuscia viterbese e le spettacolari valli umbre, unite da un unico itinerario tra natura, storia e leggenda, sulle tracce del Robin Hood italiano, il brigante gentiluomo Ghino di Tacco che animava boschi, racconti e timori tra il XIII secolo e l’inizio del XIV, la cui data di passaggio a miglior vita è ancora un mistero.




Il percorso ad anello trova il suo punto di inizio ed anche di fine quindi, nella Val di Chiana senese, a Chiusi, l’antichissima città di Chiusi, una delle città etrusche più importanti. La sua origine tra storia e mito, leggenda vuole che sia stata fondata da Cluso, figlio dell’eroe Tirreno, mentre un’altra vuole che sia stato Telemaco, figlio di Ulisse, è racchiusa ancora fra le sue mura, anzi sotto. Fra le numerose testimonianze etrusche tutt’oggi apprezzabili in tutta l’area, vi è il labirinto di Porsenna, un percorso sotterraneo scavato nell’arenaria che si snoda sotto il centro storico del borgo.
Voltato le spalle a Chiusi, la riserva di Pietraporciana svela la sua prosperosa natura ritmata di bellissimi paesaggi sulle vallate, dal crinale si possono godere i panorami sia sulla Val di Chiana che sulla Val d’Orcia, e di particolarità, una secolare e maestosa faggeta svetta in ambienti e quote insolite per questa specie.
Per poi incrociare Castiglioncello del Trinoro e il grazioso borgo di Sarteano e cimentarsi nella conquista, in salita, della Rocca. La Rocca di Radicofani, posta sulla via Francigena a dominar su tutto il territorio circostante, ritmato da alcune delle colline più belle al mondo della Val d’Orcia. Castello che il nobil brigante Ghino ai tempi occupò e lo rivolse contro il papa, così come Boccaccio si pronunciò sull’evento nella novella Ghino di Tacco e l’abate di Clignì del suo Decameron:
«Ghino di Tacco, per la sua fierezza e per le sue ruberie uomo assai famoso, essendo di Siena cacciato e nimico de’ conti di Santa Fiore, ribellò Radicofani alla Chiesa di Roma, e in quel dimorando, chiunque per le circustanti parti passava rubar faceva a’ suoi masnadieri».
E sulla via Francigena come antichi pellegrini, nei boschi crocevia di scorribande dei briganti, catapultati in altre ere e nel Lazio, verso il castello di Proceno e Acquapendente, la Gerusalemme verde dell’Alta Tuscia, terre antiche quanto gli etruschi.


Terre ricche anche di natura incontaminata come quella tutelata dalla riserva naturale di Monte Rufeno, che accoglie anche 34 casali, antichi edifici rurali testimonianza dell’antica vita contadina altrove andata persa.
Sconfinati nel bel territorio umbro, il castello di Fabro di impatto medievale ma anch’esso dalle origini etrusche e romane, passo dopo passo si mostra arroccato su uno sperone di roccia, immerso nei particolari paesaggi dei calanchi, nella sua storia millenaria e in un’enogastronomia di eccellenze come il tartufo bianco.
Tra animate vicende di avventurosi fuorilegge, paesaggi della più bella campagna del centro Italia che talvolta assume toni montani e città dell’antica Etruria, il cammino volge al termine e riconduce il novizio brigantello al punto di partenza.
Penna di Benedetta Perissi
La colonna sonora per esplorare questi luoghi?
