Terra di confine tra il nord della penisola italica e il centro e posta sulla dorsale sud dell’Appennino Tosco-Emiliano, la Montagna pistoiese in epoca preromana ha visto insediarsi popoli celtici a nord, come ad esempio i Boi, mentre a sud gli Etruschi. Anche se queste civiltà non ebbero stanziamenti rilevanti in questo territorio, fu terra di scambi, di guerre e di non facile passaggio.
44° 3′ 21.601″ N – 10° 47′ 23.031″ E
I crinali furono interessati da importanti vie di collegamento. Sono difatti noti, almeno dall’età romana, itinerari transappenninici che, attraversate le montagne del pistoiese, collegavano il nord e il sud della penisola e pare che il valoroso condottiero Annibale abbia utilizzato queste vie per scendere in Etruria.
Anche se non è noto con esattezza quale sia stato il valico scelto dal generale cartaginese, una tradizione locale lo identificherebbe con l’alta Val di Luce (mt 1512 slm), a nord-ovest dell’Abetone, dove si trova, a mt 1798 di quota, il cosiddetto Passo di Annibale.
La storia del primo nucleo abitato dell’Abetone è strettamente legata proprio allo sviluppo di strade e valici che attraversavano l’area e prende il nome da un enorme abete, tanto grande da non poter essere abbracciato neppure da sei persone con le braccia tese, che venne abbattuto per far posto alla settecentesca via Modenese. Prima di allora la località era nota come Boscolungo, nome che oggi identifica una frazione del comprensorio comunale.
L’area della Montagna pistoiese divenne provincia romana e dopo la caduta dell’impero, passò in mano alla dominazione degli Ostrogoti e successivamente ai Longobardi. In epoca medievale prosperarono numerosi borghi che tutt’oggi ne mantengono l’aspetto; Cutigliano ne è un esempio.
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E’ situato su uno sperone a ridosso del monte Cuccola, costeggiato dalla strada Ximeniana, e sebbene il nome sia da ricondurre al patronimico romano di Acutilius, la nascita di Cutigliano risale intorno alla fine del secolo XIII. Ma la sua importanza crebbe solo quando la Montagna pistoiese entrò definitivamente nell’orbita fiorentina, nella seconda metà del secolo XIV, mentre sotto il controllo esclusivo di Pistoia, il centro più importante era Lizzano che compare come “curtis” e come pieve sin dal 998.
Nel 1330 nacque il Capitanato della Montagna come magistratura straordinaria allo scopo di controllare militarmente la zona e di reprimere le sommosse; l’ufficio sarebbe dovuto decadere con la pacificazione dei territori ma fu continuamente rinnovato fino a diventare stabile nel 1358.
Le competenze dei Capitani, sovrapponendosi ed assimilandosi a quelle dei Vicari, consistevano nell’amministrare la giustizia criminale e nel supervisionare quella civile che rimase competenza dei rettori locali fino al 1366 quando il Capitano divenne l’unica autorità politica, militare e giudiziaria del territorio.
Anticipando la linea politica dei Medici, consistente nel togliere alle città il controllo diretto sul contado sottraendo loro ogni strumento legislativo, giurisdizionale, amministrativo e fiscale, la Repubblica Fiorentina, nel 1373, per meglio proteggersi dalla minaccia viscontea, volle che la carica di Capitano fosse assegnata ad un proprio cittadino dipendente direttamente da Firenze.
Nello stesso anno, sotto il controllo fiorentino, si ebbe il trasferimento della sede del Capitano a Cutigliano, dove vi venne edificato il palazzo pretorio. Da allora l’importanza dell’abitato di Cutigliano crebbe soppiantando quella di Lizzano, sino a divenire nella prima metà del secolo XVI, l’unica sede “estiva” del Capitanato. Nell’inverno, infatti, la sede era situata nella più bassa San Marcello che, nel corso del secolo XVIII e soprattutto dopo le riforme leopoldine del territorio pistoiese, divenne il principale centro amministrativo della Montagna.
Successivamente con la suddivisione dell’Italia, questo territorio entrò a far parte del Granducato di Toscana, trovandosi come terra di confine fra quest’ultimo, il Ducato di Modena, il Ducato di Lucca e lo Stato della Chiesa.
Durante la seconda guerra mondiale, inoltre, fu attraversato dalla nota Linea Gotica, dove il movimento di Resistenza italiana si fece molto sentire e fu terra in cui agirono diverse brigate partigiane, fra cui quelle di Manrico Ducceschi, capo della XI Zona Patrioti, e di Silvano Fedi, che era alla guida delle squadre franche della partigianeria pistoiese. Inoltre, numerosi sono i canti popolari che conservano il ricordo delle tribolazioni dei soldati addetti alla guardia dei confini, sottoposti alla solitudine e alle dure condizioni di stazionamento sull’alto crinale appenninico.
Sul versante ovest del rilievo montuoso Pedata del Diavolo, in località passo della Maceglia , vi è un monumento dedicato ai partigiani Sergio Giovannetti e Franco Prioreschi, membri della Brigata Gino Bozzi qui caduti il 14 luglio 1944 per mano dei nazisti.
Rilevante ruolo nello sviluppo economico dell’area, lo ha avuto la Società Metallurgica Italiana (S.M.I.) fondata nel 1886. Maggiore fabbrica della Montagna pistoiese con sede centrale a Campo Tizzoro (San Marcello pistoiese), questo paese fu costruito a partire dal 1910 per ospitare gli operai che vi lavoravano. Nel 1899 il complesso industriale di Limestre, che ospitava le officine per la lavorazione del rame della Ferdinando Turri & C., venne acquistato dalla stessa S.M.I. (insieme a quello di Mammiano).
Questa fabbrica che arrivò a dare lavoro a 2000 persone, è stata di notevole importanza strategica nelle due guerre mondiali, poiché produceva munizioni. Fu anche una delle maggiori industrie italiane, per quanto riguarda il settore della lavorazione dei laminati in bronzo, ottone ed Alluminio. Dopo gli anni ’80 ha visto un progressivo declino, fino alla definitiva chiusura nel 2006. Ad oggi gli impianti di Limestre sono stati adibiti ad ospitare il Dynamo Camp, un imponente struttura, prima in Italia, appositamente creata per bambini affetti da patologie gravi o croniche in terapia e nel periodo di post ospedalizzazione.
Penna e scatti di Benedetta Perissi
