Spunti di filosofia agricola con Marialaura Castoro

Nel 1975, nelle campagne intorno a Matera, un giorno Vito decide di avviare una nuova attività di famiglia. Dal 1988, Giuseppe sceglie di condurre tutte le operazioni agricole in modo biologico: con impegno e abilità, riesce a creare un ciclo chiuso quasi perfetto, che permette all’azienda di autorigenerarsi senza ricorrere a risorse esterne.

Lungo il mio Cammino materano ho incontrato Marialaura, portabandiera della terza generazione della Masseria la Fiorita, che dal 2016 ha anche aperto le proprie porte all’ospitalità, alla didattica e al turismo esperienziale. Abbiamo riflettuto insieme a lei sull’importanza della lentezza, in questo nostro pianeta che viaggia e consuma a ritmi sempre più vertiginosi.

Agricoltura circolare, ci spieghi come funziona?

Domanda piuttosto complessa. E’, a mio parere, uno dei modi possibili per permettere all’agricoltura, attività ecosostenibile per sue caratteristiche peculiari, di non diventare essa stessa artefice di danni all’ecosistema. Un circuito chiuso che si auto-alimenta, interferendo il meno possibile con l’esterno.

Per farti capire, prendiamo ad esempio i cereali. I nostri terreni vengono coltivati a ortaggi, frutta, olive e cereali. Tutti seguono un iter che nasce e termina nella nostra azienda. Dopo la mietitura parte del raccolto viene impiegato per l’alimentazione dei nostri animali, parte per la produzione di farine e parte per il reimpiego. I cereali destinati all’alimentazione animale permettono ai nostri “ospiti permanenti” di produrre un ottimo latte, trasformato in azienda nel piccolo caseificio aziendale. I prodotti caseari vengono impiegati esclusivamente nell’agriturismo, così come le farine. Le deiezioni animali servono per concimare i terreni e il seme da reimpiego permetterà di seminare i nostri terreni l’anno successivo… e il ciclo riprende. A dirla così sembra semplice, ma richiede tantissimo impegno!

Ovviamente mettiamo in conto annate non produttive o fenomeni climatici che a volte intaccano questo equilibrio. E in questi casi? Si cercano soluzioni alternative per quanto più possibile interne all’azienda e solo in ultima analisi all’esterno, che così viene interpellato esclusivamente in casi di necessità. Se ci allarghiamo a considerare il sistema nell’ambito del mercato agricolo locale, anche certi “no” devono far parte di questo ciclo: è sbagliato avere tutto e sempre. E’ una questione di scelte e se non si crede davvero in quello che si sta facendo è facile cadere in tentazione.

40° 39′ 58.32″ N – 16° 33′ 59.04″ E

Come intendi la parola agriturismo? Un turismo agricolo è davvero possibile?

Oggi, a causa di un uso improprio del termine, nell’immaginario comune si identifica l’agriturismo come un semplice ristorante in campagna. Non dico che sia sbagliato fare questo tipo di attività in contesti agricoli, anzi, è importantissimo dare questo valore ai prodotti coltivati e al lavoro nei campi! Ma deve essere fatto con criterio, cioè non devono assolutamente mai mancare le strutture produttive e le logiche agricole connesse a tali attività. Per me il turismo agricolo deve avere come protagonisti l’accoglienza di chi nell’azienda ci vive, i prodotti coltivati nella terra che gli occhi degli ospiti vedono all’arrivo, il lavoro di chi questi prodotti li cura nel tempo, l’impegno nel mantenere viva una realtà rurale, la possibilità di chiacchierare passeggiando tra campi e stalle e rispondere alle domande curiose di chi non ha mai visto mungere una mucca e molto altro ancora.

Ti rispondo di sì, è possibile, perché noi lo facciamo da tempo e con noi altre realtà sul territorio nazionale. L’attenzione a queste importantissime tematiche, connesse anche ad alimentazione, clima, inquinamento, stanno portando la sensibilità di chi viaggia ad essere ospiti di un intero territorio e non più solo turisti.

Mi racconti la tua giornata?

Le giornate in masseria sono molto lunghe, l’attività agricola non si ferma mai ed è curata, tutti i giorni, dai nostri fedelissimi collaboratori, ormai parte della famiglia da anni. Questo mi permette di dedicarmi maggiormente ai progetti aziendali e all’ospitalità, ma spesso e molto volentieri corro fuori a “sporcarmi le mani”.

Mantengo però sempre un piede sotto la scrivania. La mia giornata quindi ha ritmi diversissimi a seconda della stagione, della presenza e della tipologia degli ospiti (camminatori, famiglie, gruppi scolastici, gruppi esperienziali), ciascuno di loro richiede organizzazione e tempi diversi. I camminatori per esempio, tantissimi negli ultimi anni, vivono appieno l’accoglienza qui da noi. Viaggiando appunto a piedi, si fermano per più tempo e vivono con noi molti momenti della giornata, rimanendo sempre sorpresi di quanto tutto sia così complesso e splendido allo stesso tempo. Il tempo che ci dedichiamo a vicenda è quindi moltissimo, il resto viene posticipato, quando possibile.

Che vantaggi ha la lentezza?

Sicuramente ti permette di preservare il territorio, allo stesso tempo di conoscere meglio quello che incontri lungo il percorso, che si tratti di persone, di paesaggi, di modi di vivere, di natura. Aggiungerei a questo anche la possibilità di condivisione, di intrecci più ricchi di scambio e confronto e quindi crescita, di fermarsi come e quando si vuole per approfondire o semplicemente perché ci va.

Penna e scatti di Valentina Duca

Foto in apertura di Valentina, a seguire e foto copertina di Marialaura Castoro.

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