
Navaga tra i miei contatti
13 Marzo 1976: nasco con una gran chioma scura e il nome di una canzone d’amore degli anni ’60. Destinata ad essere una maledetta romantica.
Scrivo dall’età di tre anni sui muri di casa, ma sono stati un saggio, tre romanzi e una raccolta di fiabe che hanno battezzato il mio timido inizio da scrittrice, molto più tardi.
Il mondo della moda rappresenta quanto di più lontano esista dalla mia indole e quindi, per innata contraddizione, ci lavoro da oltre 15 anni. A quanto pare, come dice Walt Whitman, “mi contraddico perché contengo moltitudini”.
Coach, leader di yoga della risata, olfattiva e canterina. Campionessa Olimpica di abbracci, il rossetto rosso è il mio mantello di Superman e cammino meglio sul tacco dodici che dentro un paio di ballerine. Femminile ma per niente leggiadra, sensuale ma con poca malizia, “disordinata come una risata” come dice una canzone e la mia è davvero sgangherata. Più di tutto, in me ha prevalso la stessa invincibile estate di cui parla Camus.
Vivo ogni giorno per gli occhi d’ambra di mio figlio e guardo il mondo come faceva Amélie Poulain.
Penso che le etichette stiano bene solo sui barattoli di pelati e mai sulle persone, stiro male e malvolentieri, sono una devastatrice di pacchi di pasta e biscotti mentre tento di aprirli. Amo il vino rosso e un piatto di tortellini a burro e formaggio è quasi il massimo della consolazione. Amo i baci lunghi che iniziano con due mani che mi prendono la testa, il numero 13 e il 7, il totale dei miei tatuaggi…finora; da poco ma smodatamente anche il 17. L’unico numero pari a cui sono legata è 26.2, il numero delle miglia che ho percorso a New York, chiudendo la mia prima maratona.
Sono diventata #laspalatricedinuvole e #lamegatterafelice. Ogni futura evoluzione, sfugge alle previsioni più fantasiose. Anche le mie .
